ESG e sostenibilità: tra proclami e prescrizioni. A che punto siamo?
09 Settembre 2024 Criteri ESGESG
In questo articolo:
Cosa è l’ESG?
Environmental, Social and Governance sono una serie di temi principali che vengono raccolti nell’acronimo ESG e utilizzati per definire se criteri come l’impegno ambientale, il rispetto dei valori aziendali e azioni denotate da accuratezza e trasparenza siano utilizzati dalle aziende nella loro programmazione annuale. Sono state emanate in Europa le nuove norme ESG e riguardano anche l’Italia: sarà importante adeguarsi se si vuole restare competitivi sul mercato.
Il cambio di rotta dell’Europa
Sin dall’annuncio, avvenuto prima dello scoppio dell’emergenza pandemica, del c.d. “green deal europeo”, si è intensificata, nell’opinione pubblica, la percezione di un imminente cambio di prospettiva dell’economia europea.
Questa sensazione è stata poi confermata dall’emanazione di altri atti di indirizzo a livello euro unitario, tra cui:
- la “Strategia dal produttore al consumatore”
- la “Strategia industriale per l’Europa”
- il “Piano di azione per l’industria circolare”
- la “Strategia per le foresete e deforestazione”
ESG: l’affermazione del nuovo principio e le nuove norme
Le affermazioni di principio hanno poi trovato riscontro nell’emanazione di numerose norme, in particolare sono stati emanati:
- Regolamento 2021/1119 («normativa europea sul clima»)
- Direttiva 2022/2464 (in tema di rendicontazione societaria di sostenibilità)
- Regolamento 2023/956 (Carbon Border Adjustment Mechanism, in sigla: CBAM)
- Regolamento 2023/1115 (relativo alla messa in commercio di prodotti associati alla deforestazione)
- Direttiva 2024/1760 (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CS3D o CSDDD)
Mentre per quanto riguarda i Regolamenti l’attuazione a livello nazionale non necessita di atti legislativi interni, l’adeguamento alle Direttive sopra indicate avverrà, in Italia, con la promulgazione di atti, attualmente, non ancora emanati.
Nuovi modelli aziendali da seguire
In ogni caso, dall’analisi delle indicazioni contenute nei testi legislativi eurounitari si evince la presenza di prescrizioni che portano, nel complesso, ad una modifica significativa dei modelli e dei processi aziendali.
Da una parte, infatti, nell’ottica del raggiungimento della neutralità climatica al 2050, vengono fissati obiettivi stringenti di rispetto e sostenibilità ambientale della produzione industriale e, dall’altro si prevedono obblighi significativi di verifica della provenienza e della modalità produttiva dei prodotti impiegati nel commercio e/o nella produzione.
Ancora, si afferma l’obbligo di comprendere, nei fatti rilevanti per la gestione aziendale e quindi per la definizione della strategia, il rispetto dei requisiti di sostenibilità e di inclusività in ambito ambientale, sociale e di governance.
Chi sono i destinatari di questi obblighi?
Certamente l’insieme di tali obblighi ha come destinatari diretti le grandi imprese, tuttavia, a tali entità viene chiesto di verificare che l’intera filiera di approvvigionamento adotti azioni e strategia conformi al dettato normativo.
La conseguenza pratica è che anche le piccole e medie imprese, se pur escluse dall’applicazione diretta dei provvedimenti, dovranno osservarle per poter lavorare con grandi realtà aziendali.
Quali sono le conseguenze?
Si staglia quindi, all’orizzonte, uno scenario industriale nel quale, da un lato, avremo le imprese coinvolte nella filiera produttiva della grande industria che saranno tenute al rispetto della normativa a prescindere dalla loro dimensione e dall’altro, le aziende che scelgono di non adeguarsi rimarranno isolate rispetto al mercato delle grandi realtà commerciali.
Quando entrano in vigore le nuove norme?
Per essere più concreti rispetto al presente, occorre osservare che le disposizioni sopra richiamate prevedono una graduale entrata in vigore, appunto per consentire la transizione verso il nuovo modello aziendale proposto dal «green deal europeo».
In questo senso, attualmente solo le grandi imprese private (attivo superiore a 25 milioni di euro di ftturato, ricavi annui superiori a 50 milioni di euro di fatturato e oltre 250 dipendenti, con esclusioni specifiche per dterminati settori di attività) saranno tenute, a partire dal 2025 – e quindi sul corrente anno fiscale – a compiere la rendicontazione di sostenibilità ai sensi della Direttiva 2022/2464.
Cosa comporta per le grandi aziende la Direttiva 2022/2464?
Ciò comporta che tali aziende dovranno indicare, con apposito documento dell’organo amministrativo, gli obiettivi e le azioni concretamente adottati per la riduzione dell’impatto ambientale in conformità agli obiettivi europei, anche di verifica eseguite per la verifica della loro corrispondeza al vero.
Esse, inoltre, dovranno inserire nel bilancio anche le infomazioni sulle verifiche effettuate, sull’intera filiera produttiva. Inoltre, nel caso in cui siano tenute alla revisione di bilancio, il revisore dovrà attestare anche il rispetto di tali criteri. L’eventuale mancanza di tali indicazioni darà adito all’applicazione di sanzioni pecuniarie.
Cos’è la Direttiva CSSDDD e quando entra in vigore?
La Direttiva CSDDD, acronimo di Corporate Sustainability Due Diligence Directive, è una legge che obbligherà le aziende dell’Unione Europea con 1.000 dipendenti (o più) e un fatturato di almeno 450 milioni di euro, a gestire attentamente gli impatti sociali e ambientali per tutta la catena di fornitura e non solo: anche le operazioni commerciali verranno coinvolte in questa verifica. Entrerà in vigore a decorrere dal 01/01/2027 per le grandi imprese ( quindi oltre 450 milioni di euro di fatturato annuo e 5000 dipendenti) e nei successivi due anni per le imprese di minori dimensioni, con esclusione dall’appliczione diretta delle medie e piccole imprese.
Neutralità carbonica e deforestazione: quando entrano in vigore i provvedimenti?
Quanto ai regolamenti sulla neutralità carbonica e alla lotta contro la deforestazione, ci troviamo oggi in una fase di transizione che si concluderà, rispettivamente: il 01/01/2025 per il primo ed il 31/12/2024 per il secondo. Entrambi prevedono doveri di comunicazione e tenuta documentale da parte degli operatori commerciali al fine di attestare il rispetto della normativa, dell’applicazione di tasse e imposte legate all’importazione dei prodotti.
Quindi: a che punto siamo della ESG?
In conclusione, rispondendo al quesito del titolo, ci troviamo già nella prima fase applicativa di norme che hanno in sé la potenzialità di modificare le scelte strategiche e i processi aziendali delle imprese europee, muovendo il mercato verso scelte e trasformazioni aziendali che consentano alle grandi imprese (le sole per ora già soggette a una parte degli obblighi normativi derivanti dalle fonti sopra citate) di includere nella propria filiera realtà aziendali che possano permettere il raggiungimento ed il rispetto degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e gestionale.
Il green deal, insomma, da semplice idea o proclama si è trasformato (almeno per una prima parte) in realtà, e per di più normativa.
Le imprese che oggi vogliono essere più “green” oggi sono tenute ad essere anzi tutto consapevoli dello stato attuale della normativa e a scegliere il proprio destino: attivare un percorso che le renda conformi alla normativa e quindi appetibili per l’accesso alla filiera delle grandi imprese che traineranno l’economia continentale e mondiale, oppure rimanere isolate. Ai posteri l’ardua sentenza.
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